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Il braccio armato del Karate

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Il termine “Kobudo” si può tradurre letteralmente come “Budo antico” o “Budo armato”.

Nei tempi passati ogni arte marziale includeva nel proprio bagaglio tecnico la pratica di una o più armi, le quali, al pari delle armi da fuoco moderne, risultavano di vitale importanza per poter combattere e difendersi.

La successiva relegazione del Karate (e delle arti marziali in generale) all’universo “sportivo” ha portato negli anni ad una sostanziale separazione del combattimento a mani nude da quello armato, lasciando a quest’ultimo un mero significato tradizionale e culturale. 

Sempre meno importanza è stata attribuita alla pratica congiunta del Karate e del Kobudo, e di conseguenza ai benefici che ne derivano: l’allenamento con le armi fortifica quello a mani nude così come la pratica a mani nude rende quella armata di gran lunga più precisa.

Il Kobudo di Okinawa rispecchia la sua originaria finalità "guerriera" tramite l’utilizzo di attrezzi di uso comune, usati quotidianamente da contadini e pescatori delle isole Ryukyu. Alla base del Kobudo, infatti, vive il principio secondo cui "ogni oggetto, nel momento del bisogno, può diventare un’arma", così come, allo stesso modo, il Karate “è in ogni gesto, come l’oceano in ogni sua goccia”.

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La pratica del Kobudo conta in tutto nove armi:

  • Il “Bo” o “Kun”, il bastone lungo;

  • il “Nunchaku”, una sorta di ventilabro;

  • i “Tekko”, armi ricavate dalle staffe della sella da cavallo;

  • i “Sai”, tridenti in metallo anticamente usati dalla polizia cinese;

  • i “Tonfa”, attrezzi di legno usati per cagliare il tofu;

  • il “Tinbe” e il “Rochin”, rispettivamente, uno scudo ricavato in passato da un guscio di tartaruga ed una lancia corta;

  • i “Kama”, falcetti usati per mietere il riso;

  • l’ “Eku”, il remo.

Nato ad Okinawa con l’intento di tutelare, tramandare e diffondere quest’antica arte, oggi il Kenryo Ryukai Kobudo è guidato dal M°Kosuke Yonamine Hanshi 10°Dan.

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